Taverna Paradiso sigla l’esordio come Regista di Sylvester Stallone un anno prima di Rocky II e a due anni di distanza da quel primo Rocky. Stallone non rientrerà mai nell’Olimpo dei migliori registi, eppure è uno che ha una sua personale visione, fautore di un cinema diretto e senza troppi fronzoli, in quegli anni esponente di un approccio proletario, povero, che regala al suo cinema un taglio sincero e al quale ci si affeziona con molta facilità.
Analizzando il protagonista di “Taverna Paradiso”, interpretato dallo stesso Stallone, ci troviamo diversi tratti in comune col celebre Rocky Balboa: i momenti del corteggiamento da parte di Cosmo in cui cerca di catturare l’attenzione e le simpatie di Annie ricordano molto da vicino gli insistenti approcci di Balboa nel tentativo di conquistare Adriana, le battute, l’insistenza, il fatto di giocare molto sulla simpatia. Poi c’è lo sport, qui con un’origine ancora più stradaiola che non in Rocky (siamo nel primissimo dopoguerra dove gli incontri di lotta più o meno clandestina sono all’ordine del giorno), c’è il povero quartiere d’originea New York e ci sono i legami familiari, le similitudini tra i due film sono diverse, anche il materiale di partenza arriva dallo stesso Stallone, che l’anno precedente l’uscita del film riuscì a pubblicare l’omonimo romanzo, in lingua originale Paradise Alley.
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